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Una sera

Che ne faremo di tutti i nostri pensieri, di tutti i nostri sogni? Sogni a occhi aperti, mentre si fa sempre altro, o sogni a occhi chiusi, quando la mente si spegne ed è più viva, più vera, e ti porta via, e quando ti svegli sei di nuovo dall'altra parte.

Non si fa altro che sognare, sempre o quasi cose diverse da quelle che si stanno vivendo. Tranne quando le realtà è troppo forte, e ti fa stare nel qui ed ora, nel bene e nel male.


12 giorni a casa, con il Covid, un viaggio. Sono stata per settimane a sperare di avere più tempo per le dimensioni interne, per i bambini, per perseguire i miei interessi altri. E poi sono stata stroncata da questo virus, che mi ha costretto a stare in casa, isolata, spesso a letto, stanchissima fisicamente, ma con la mente sempre attiva, sul lavoro e sui progetti paralleli.


Forse solo oggi mi sono un po' arresa a questo stare ferma, a questo non avere poi così chiara una meta, a questo stare in casa con i bambini e Daniele, e starci bene, senza mettere fretta a nessuno, ma stando insieme, reciprocamente e semplicemente.


E mi sono staccata da quello che succede fuori, nel mondo, dalle notizie brutte e angoscianti, ma anche perché mi ribello a questo assurdo modo di assorbire le notizie, tra social, giornali e tv, podcast e altro, che tutto mescolano e ti fanno sentire impotente, inadeguato. E allora pensi che stai sbagliando tutto, che bisogna fare di più, fare anche un lavoro che abbia un impatto più concreto per il mondo. Ma poi, ne sarei davvero capace? Io che mi rifugio subito, che sfuggo?

E poi allora penso che se c'è qualcosa che nessuno mi piò togliere è la mia creatività, la mia sensibilità, che è mia e unica perché é il mio sentire e il mio modo di esprimermi, che non importa com'è se giusto o sbagliato perché è così. E penso che vorrei dare più spazio a questa dimensione, sia nel cercare e trovare stimoli, sia nel creare. La lettura, John Fante è stato meraviglioso, ho intuito subito che la sua era una storia vera, sentita. E poi vorrei vedere mostre, foto, ascoltare musica, ballare, portare in giro i pensieri, non importa se siano apprezzati o meno. E c'è sempre la questione del come, quando, quanto.

Comunque si prende sempre forza dagli altri, dall'esterno, ma anche dall'interno, basta non starsi troppo addosso.

E' che sono un po' in crisi con me stessa, mi sento inadeguata sul lavoro, come se dovessi dimostrare sempre chissà cosa. Ma questo mi rovina il resto. Non riesco a trovare la mia posizione, la mia identità. Dovrei davvero farmi meno menate.

Certo quest'anno è successo davvero un fallimento per me sul lavoro, una caduta. Non avrei mai pensato che potesse andare così. E non mi sono ancora ripresa. Perché sento gli effetti esterni ancora.. Ma se non sono io a guardare avanti, non sarà mai neanche nessun altro. E' che mi sento sempre questa dannata responsabilità. Ma perché poi? Si può anche sbagliare, è quello che predico sempre con gli altri. Sbagliare per imparare.


Non so, vorrei avere una vita diversa. Aprire la porta ed essere nella natura, dentro. Vivere con i suoi ritmi, vedere le stagioni, i colori, sentire gli odori, i rumori della natura. La natura che ti fa capire la dimensione che hai nell'universo, che rimette tutto in scala. Vorrei più silenzio, più spazio, meno velocità. In effetti questi giorni sono stata tranquilla, senza l'assurda pressione dei corpi umani, degli scarichi delle auto, delle bruttezze della città. Ci dev'essere anche un po' di gratitudine in questi tamponi sempre positivi.


Comunque vorrei dire che alcune cose si possono fare, seguire, provare.


Mi piacerebbe avere uno spazio per fare delle mostre. Dove poi vendere delle foto, o delle cartoline, o dei libri fotografici.

Dove incontrare persone, chiacchierare, scambiarsi idee e pensieri.


Ciao





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